
C’è un comparto trascurato nella società calabrese, è quello dei servizi culturali pubblici extra scolastici e in particolare delle biblioteche e delle mediateche. Eppure questo tipo di servizi culturali sono importanti, altrove contraddistinguono la civiltà dei luoghi,contribuiscono a connotare in termini reali il concetto di democrazia e consentono al cosiddetto "popolo" di partecipare alla cultura e ai più importanti processi intellettuali dei propri tempi. In Europa, in America, ma anche in un numero sempre crescente di città italiane (Sala Borsa di Bologna, Berio di Genova, San Giorgio di Pistoia, San Giovanni di Pesaro, degli Intronati di Siena e tantissime altre che sarebbe impossibile citarle tutte) le biblioteche sono ormai concepite come capisaldi della dimensione urbana: luoghi centrali, con belle sale luminose che s'aprono a tutti sulla via, in tutte le ore del giorno e della sera, che attirino il passante già con la dignità del loro aspetto esteriore, gli offrano l'ospitalità confortevole e il riposo silenzioso in mezzo al trambusto cittadino. Non lo obblighino, in cambio del po' di conforto che viene a chiedere ad, un libro, a salire e scendere scale, aspettare in piedi, perder tempo e pazienza, sentir freddo l'inverno, caldo l'estate, lo abituino insomma a considerare la biblioteca un rifugio ideale del corpo e dello spirito. In Calabria invece, fatte salve alcune eccezioni, la biblioteca comunale è la stanza dei libri fra i locali di scarto del palazzo comunale o della scuola media. E la nostra tradizione: la biblioteca ammessa appena nel margine di un 'altra istituzione, non mai viva di vita propria. Ciò ne paralizza le facoltà di sviluppo, ne dirada i proseliti, la fa fallire allo scopo. Tuttavia nella nuova situazione economica e sociale che si va configurando, che vede tramontare il mito assoluto del mercato inteso come strumento generale di regolazione di ogni esigenza individuale o collettiva, la presenza di qualificate istituzioni culturali pubbliche nelle città può fare la differenza in termini di civiltà e di qualità della vita. Credo insomma che.. con i dovuti aggiornamenti imposti dalla moltiplicazione dei linguaggi e degli strumenti della comunicazione, il mito anglo- sassone della biblioteca pubblica in- tesa come centro informativo locale e via d'accesso alla cultura, capace di offrire servizi culturali gratuiti a tutti i cittadini senza distinzione di età, sesso, orientamento politico o sessuale, senza barriere fisiche e sociali, possa rappresentare un grande obbiettivo primario per tutte le società contemporanee e per quelle del prossimo futuro. Ma stranamente in Calabria non c'è dibattito su quest'argomento, né in sede politica né nel corpo sociale ed in particolare tra quelle vedette che dovrebbero essere gli intellettuali. Tutti parlano solo ed esclusivamente, autoreferenzialmente, dei propri problemi. La ragione di questo probabilmente dipende dal dato di fatto - come mi pare abbia fatto osservare il prof. Mimmo Cersosimo - che nella società calabrese tendono a manifestarsi in maniera molto virulenta, soltanto gli interessi specifici, limitati, parcellizzati, di contro ad un'oggettiva difficoltà a dare voce agli interessi più diffusi e generalizzati, soprattutto quando questi provengono da categorie sociali che pesano poco sul mercato della politica, specialmente i bambini, gli immigrati, i poveri, ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo. La recente esperienza della Quinta settimana delle biblioteche dedicata alla lettura del bambino ha fatto emergere un enorme bacino di richieste di lettura che generalmente sono inevase. A Vibo Valentia, al Sistema Bibliotecario, è bastato un modesto investimento, reso possibile dalla Regione, per acquistare qualche centinaio di bei libri per ragazzi, perché si scatenasse una corsa alla lettura come non si era mai vista prima. Inizialmente i ragazzi sono venuti accompagnati dai loro insegnanti, per molti era la prima volta che entravano in una biblioteca, gli sono state spiegate le regole, i principi, i servizi. Dopodiché questi bambini in numero sempre maggiore, da soli o accompagnati dai loro genitori, si presentano in biblioteca, prendono in prestito i libri o i dvd, s'informano, parlano con gli operatori, si è così messo in moto un processo che oltre a farli diventare lettori, li avvia anche a divenire cittadini di una società che cerca di offrire opportunità a tutti. Nei giorni della settimana delle biblioteche è stato in Calabria un grande e civile intellettuale che si chiama Roberto Denti - un nome che a molti non dirà nulla, ma che in Italia è stato forse quello che ha fatto di più per promuovere la lettura dei bambini - nel corso di una sua conversazione tenutasi a San Giovanni in Fiore egli ha fornito dati statistici che dimostrano l'esistenza di una correlazione diretta tra nuovi libri per bambini acquistati da una biblioteca, nuovi lettori acquisiti dalla stessa e quantità di libri comperati in libreria. Ma quante biblioteche per ragazzi esistono in Calabria? lo che pure le frequento le biblioteche per motivi legati al mio lavoro, ne ho viste ben poche e so anche che gli investimenti effettuati in questo settore dai comuni e dagli altri enti sono limitatissimi. Oltre a questo problema della lettura dei ragazzi, molte altre considerazioni devono però essere fatte sul modello e la concezione delle biblioteche pubbliche calabresi. E' un mondo che andrebbe profondamente rivoluzionato nelle strutture edilizie, come si è già detto, che non sono quasi mai adatte o pensate per l'uso che dovrebbero avere; nelle raccolte che sono obsolete e inadatte: i libri antichi sono molto belli, ma diciamocelo francamente non li legge mai nessuno e quelli ad argomento calabrese, la cui raccolta è maniacalmente perseguita da tante biblioteche, equivalgono ad ammirare il proprio ombelico e pensare che esso sia il centro del mondo. La cultura segue altri percorsi, i libri che i giovani dovrebbero leggere sono diversi, così come le esperienze culturali « che essi devono vivere per cambiare questa nostra regione e renderla un luogo vivibile, come tante altre contrade del mondo, che sono infinitamente più belle è organizzate della nostra, avvilita e cementificata e con noi tutti che rischiamo di non accorgercene. Devono principalmente l cambiare nei servizi, negli orari e, nel personale che dovrebbe essere giovane, competente e qualificato. Avviare questo percorso consentirebbe alle biblioteche e alle mediateche di diventare luoghi aperti e accoglienti, spazi di cultura e aggregazione, magari attrezzati con bookshop e caffetterie, una buona offerta in più per qualificare le nostre città grandi e piccole. Naturalmente la realizzare questo progetto richiede risorse economiche di difficile reperimento, ma soprattutto richiede una nuova idea guida di società aperta, democratica e civile, illuminata dalla consapevolezza che anche un'efficace biblioteca o mediateca in più può rappresentare un obbiettivo d'interesse generale per la cui attuazione varrebbe la pena spendere collettivamente il proprio impegno e la a propria attendibilità.
di Gilberto Florianidirettore Sistema Bibliotecario Viboneseda "Il Quotidiano della Calabria" del 03/01/2009
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