mercoledì 7 gennaio 2009

I giovani non sono apatici

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE BARILARO

CARO Presidente Barilaro, siamo un gruppo di cittadini acquaresi che rimasti perplessi o meglio offesi dalle dichiarazioni che Lei ha rilasciato sul Quotidiano del 3 gennaio scorso. Provati da questa denigrazione ingiusta e gratuita, intendiamo controbattere alle sue affermazioni dimostrandole al contempo che il confronto, sintomatico in un ordinamento democratico, non manca nella maniera più assoluta. Vorremmo, innanzitutto, porre l'attenzione sul significato dell'aggettivo che lei ha utilizzato riferendosi ai giovani dei piccoli centri dell'entroterra. “Apatico” si usa per indicare colui che è incline all'indifferenza, all'inerzia, alla mancanza di volontà e di interesse di fronte alla vita e ai sentimenti. Intendiamo asserire con forza e determinatezza che questo aggettivo non si presta assolutamente a questi giovani che dimostrano di essere amanti della vita più degli altri. Chi per studio, chi per lavoro, chi per le ragioni più disparate è costretto a vivere in ambienti con culture e tradizioni lontani anni luce da quelli di provenienza. Cosa ancor più beffarda è che nella maggior parte dei casi questo “esilio” è determinato non dalla volontà personale ma da scelte sbagliate della nostra storica classe dirigente. Basti pensare solo all'impiego pubblico. Nella nostra terra vige un criterio sui generis per accedere ai posti pubblici, ci riferiamo al principio della “raccoman - dazione e conoscenza” in cui la meritocrazia è eccezione e non regola. Riteniamo, al contrario, che l’aggettivo giusto da attribuire agli “sfortunati” giovani calabresi è “rassegnati”. Rassegnati a vivere lontano dalla propria terra, a stare lontano dagli affetti, ad accettare un destino determinato in parte dall’inidoneità delle istituzioni, di cui Lei fa parte, di garantire un futuro. Eppure, tra mille difficoltà questi giovani di cui lei parla in modo “sprezzante” hanno dimostrato di essere aperti al dialogo e di sapersi confrontare non solo con gli altri ma addirittura con contesti culturalmente diversi spesso più delle istituzioni calabresi stesse. Inoltre, vorremmo ricordarle che la volontà dei singoli e della collettività si manifesta mediante il voto e sempre per mezzo del voto i cittadini sono chiamati a concorrere alle decisioni politiche. In parole semplici, il cittadino mediante l’esercizio del diritto di voto dà mandato ai politici di rappresentarlo nelle sedi opportune e di farsi portavoce dei problemi comuni. Cogliamo l’occasione per chiarire, come Lei già saprà, che le comunità dei cittadini non sono avvezze per natura ad occuparsi attivamente della res publica, ma lo fanno con i mezzi che hanno a loro disposizione e che vengono riconosciuti dallo Stato (a tal proposito si veda anche l'art. 118 della Costituzione). Ricollegandoci al suo quesito: sono le istituzioni che dimenticano queste zone o le comunità che non riescono a reclamare i propri diritti? Noi propendiamo per la prima delle risposte. A sostegno della nostra affermazione c’è un dato certo e innegabile, la provincia di Vibo Valentia si colloca all’ulti - mo posto nella classifica delle province italiane. Alla luce di questo dato riteniamo si possa affermare con ragionevole certezza che la causa non è sicuramente da ricercarsi nell’apatia dei giovani né nell'incapacità delle comunità di reclamare i propri diritti, ma nell'incapacità delle nostre istituzioni visto che il nostro degrado ha consolidate radici storiche. In conclusione, vorremmo chiederle cosa intende precisamente quando dice che la partecipazione civica deve fare da sprono alla pubblica amministrazione? Lei ritiene che la Provincia e i consiglieri regionali devono essere pungolati giorno dopo giorno, ma per cosa precisamente per agire a favore della collettività o per ovviare a quei problemi che oramai sono visibili anche agli occhi dei ciechi? Vorremmo rivolgere ora a Lei una domanda: Cosa ha fatto di concreto (esclusi ovviamente piazzole e campi di calcio) nei suoi anni in qualità di consigliere provinciale per cercare di risollevare le sorti di una provincia segnata da un cronico ritardo nello sviluppo?

Un gruppo di cittadini di Acquaro
da "Il Quotidiano della Calabria" del 07/01/2009

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