
Rifiuti. No all’uso del combustibile, sì alla differenziata. Poi le peculiarità di Vibo Marina. Decisa replica da parte di D’Agostino alle dichiarazioni del sindacato.
«PURTROPPO, è diffusa la cattiva abitudine di portare il dibattito sul piano dello scontro personale, aderendo a un metodo da cui rifuggiamo perché mutuato da cattivi esempi dai quali siamo quotidianamente afflitti e che alzano cortine fumogene sulla sostanza dei problemi». Parte da questa considerazione Antonio D'Agostino, esponente di punta di CittAperta, che per nome e per conto del Forum delle associazioni vibonesi, ritorna su un argomento che tanto ha fatto discutere in questi giorni: il paventato utilizzo del Cdr al cementificio di Vibo Marina. E lo fa attraverso un articolato intervento, cogliendo così l'occasione di obiettare in maniera decisa ma garbata alcune considerazioni dello Slai cobas, attraverso una replica che si articola sostanzialmente in tre punti. Le battaglie.«Lo Slai cobas si è chiesto dov'ero in questi anni?». Per D'Agostino si tratta, «per la verità», di «un'arma di attacco spuntata che va rivolta a “CittAperta” e al Forum delle associazioni vibonesi» e estesa anche agli altri gruppi di cui l'interessato ha sempre fatto parte: «Movimento meridionale e rivista “Quaderni calabresi”. Certamente - aggiunge - non ci metteremo qui a citare le battaglie che abbiamo fatto e continuiamo a fare all'interno di tali movimenti. Una battaglia però dobbiamo ricordarla, ed è proprio quella nei confronti della cementeria e dello sfruttamento selvaggio da essa operato con le cave, che ha avuto un alto momento partecipativo in un convegno tenuto a Briatico nel lontano 1987 (con momenti di forte tensione per la nostra incolumità personale) e che è stata ricordata in una nota pubblicata nel numero107/ 108 dei “Quaderni” dal titolo “Usi ed abusi della cementeria di Vibo Marina”». Il confronto e le leggi. «Dobbiamo dare atto a Piperno che egli si è speso intensamente per sostenere la necessità della raccolta differenziata, arrivando a denunciare alla magistratura le inadempienze contrattuali della società che gestisce il servizio. Ma - afferma D'Agostino - proprio questo ci induceva a ritenere di avere in lui un valido compagno di quella azione iniziata felicemente nel quartiere Carmine, con risultati insperati, e che volevamo si estendesse a tutto il territorio comunale. Di qui la delusione quando abbiamo letto che quell'azione di responsabilizzazione sociale e di salvaguardia dell'ambiente egli intendeva bruciarla nei forni del cementificio, la cui storia peraltro conosce bene per averla vissuta in prima persona.Ma siccome un lavoratore e un militante di vecchia data come lui non può che meritare il nostro massimo rispetto, lungi dal voler dare lezioni (che continuiamo invece a prendere da contatti diretti con uomini di scienza e di cultura come Paul Connett, Stefano Montanari, Alex Zanotelli, Alberto Burgio ed altri) lo invitiamo, insieme al suo collega Giovanni Patania ad un incontro di approfondimento, sereno e senza pregiudizi». Sulle leggi, però, - ammonisce D'Agostino - «non possiamo discutere, perché esse si applicano e non si discutono soprattutto quando sono a salvaguardia della nostra salute. E non vale citare gli esempi delle altre nazioni perché vi ritrovate così a fare gli stessi discorsi dei potentati economici e dei vostri avversari politici, che ci vogliono propinare gli inceneritori ed il nucleare che le altre nazioni hanno dimesso da tempo o stanno dismettendo». Il futuro di Vibo Marina. Un'ultima notazione riguarda il futuro di Vibo Marina. «Non debbo fare certo io le proposte per quello che deve essere questa cittadina, la cui bellezza molti ci invidiavano prima che ci mettessimo a picconarla - afferma Antonio D'Agostino -. Ho letto però con molta attenzione alcuni documenti del Piano strategico, vi si parla di riqualificazione del quartiere Pennello, di Piano integrato per lo sviluppo del porto, di turismo e di attività economiche connesse alla portualità», osserva l'interessato che, quindi, chiede come «tutto ciò si possa conciliare con una cementeria nel cuore della città, che oggi inquina col pet coke e domani lo farà, in aggiunta, con i rifiuti ed i copertoni». Infine, la chiosa: «Premesso che nella richiesta di autorizzazione ambientale dell'Italcementi non si parla da nessuna parte di Cdr-q (dove la q dovrebbe dire “qualità”, ndr), i nostri sindacalisti dovrebbero sapere che quest'ultimo è composto delle materie migliori della differenziata (carta e plastica) che - chiude D'Agostino -la legge impone di recuperare per il riciclo e che gli amministratori meno ignoranti e/o disonesti si guardano bene dal conferire a pagamento ai businnes-man della monnezza».
R.V.
da "Il Quotidiano della Calabria" del 14/12/2010
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