lunedì 18 agosto 2008

Il Federalismo vero potrà liberare il Sud

L'intervento

Il Federalismo vero, paradossalmente, libererà il Sud dall’arretratezza cui lo Stato unitario centralista lo aveva relegato per favorire il Nord! Più che il Nord, che reagisce per difendere le prerogative economiche del triangolo Padano consolidatesi con lo Stato centralizzato, il federalismo liberatorio della nostra condizione di arretratezza e di marginalità economica lo dobbiamo reclamare a gran voce noi che, in oltre 60 anni di vita Repubblicana, abbiamo assistito impotenti a tutti i fallimentari progetti meridionalisti sperimentati. Altro che paletti e vincoli solidaristici che, nel sentire comune, oggi più che mai evocano politiche assistenziali, clientelismo e sperpero del denaro pubblico per mantenere in vita la rete della neo-borghesia parassitaria nella quale si annidano tutte le consorterie che, specialmente con il nuovo corso politico-amministrativo, nella nostra realtà controllano qualunque forma di governo locale a prescindere del colore politico del vincente di turno. Il problema, dunque, è quello di favorire la costruzione di un Pd in grado di sapersi porre al centro di una nuova politica che sappia fare gli interessi delle regioni meridionali, della Calabria e del territorio vibonese. D’altronde, per come è ormai ridotta la nostra realtà, del recente passato non c’è alcunché da difendere, semmai si deve fare una cesura totale con la cultura su cui s’è sorretta e con gli uomini che l’hanno sostenuta ed interpretata. La crisi d’identità in cui è caduto il nascente Pd può essere superata soltanto con la consapevolezza che un periodo storico, quello che s’era imposto con la rivoluzione industriale, s’è chiuso ormai da almeno un ventennio. Il nuovo periodo, quello delle nuove forme del lavoro, del post industriale, della globalizzazione e dei nuovi lavori, non lascia più spazio per politiche che, nel tentativo di difendere l’esistente, finiscono per diventare conservatrici di un tessuto economico improduttivo e con costi ormai insostenibili ed insopportabili per coloro che sono chiamati a mantenere la fiscalità generale. Il Pd, specialmente quello meridionale, non può essere il partito del cosiddetto “lavoro socialmente utile” e nemmeno dei mastodontici apparati burocratici di qualsivoglia ente pubblico che, peraltro, erogano servizi pessimi. Lo scambio assistenzialismo-emigrazione delle forze lavoro ed ora dei giovani professionisti ha letteralmente desertificato il territorio nel quale, abbandonate le attività ruotanti intorno alle grandi colture agrarie, ormai da decenni registra la presenza soltanto dei vecchi e di qualche dipendente pubblico che, per sopravvivere psicologicamente, organizza in ogni dove sagre che rimembrano un passato letteralmente scomparso. Cosicché, se il Pd calabrese e vibonese non diventerà subito il partito della modernizzazione economica produttiva del territorio e non diventerà subito il movimento per il riscatto concreto delle popolazioni, il suo destino è già segnato dalle lotte intestine di quanti, pur di sopravvivere in qualche maniera, faranno di tutto per mantenere la postazione dorata in cui, malgrado le proprie capacità e il reale consenso personale, si trovano ad avere. Ecco perché, quanti coerentemente si battono per una Calabria migliore in grado di restituire certezza ai propri figli, non possono che auspicare la grande svolta, quella che soltanto il federalismo senza se e senza ma potrà determinare. La sfida oggi è il federalismo in grado di restituire al Sud la sua autonomia di pensiero e di azione non già in difesa della sua condizione di cenerentola, ma deve saper rilanciare per competere con le sue risorse umane e materiali. Il suo nemico non è il Nord e chi lo rappresenta, il suo vero nemico è proprio in casa ed è tutto quel sistema che si perpetua ormai da decenni cooptando sempre i mediocri e quanti sono funzionali con il loro verbalismo agli interessi del Nord.

di Michele Furci
Vice capogruppo Pd al Comune
Presidente Mpq
da "Calabria Ora" del 18/08/2008

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