
Rifiuti. L’azienda attende l’autorizzazione del Comune. Durissimo affondo dei Comunisti Italiani contro l’ipotesi di bruciare il combustibile nello stabilimento della Italcementi
Mentre in questi giorni l'intera città capoluogo è alle prese con l'ennesima emergenza idrica per via della mancata potabilità dell'acqua pubblica che il Comune fa arrivare nellecase dei cittadini,il Partitodei Comunisti italiani ricorda un altro «prezioso contributo» della politica teso «a rovinare non solo l'ecosistema ma anche e soprattutto la salute della gente». A cosa si riferiscono i comunisti? Presto detto: alla eventualità di bruciare Cdr (combustibile derivato da rifiuti) all'interno dell'inceneritore dello stabilimento della Italcementi di ViboMarina. Prima della pausa natalizia, come si ricorderà, il Quotidiano si è molto occupato dellavicenda attraverso la pubblicazionedi numerosi interventi, riflessioni, punti di vista. Sul caso Cdr, insomma, appena qualche settimana fa si è aperto un grande dibattito che ha coinvolto l'intera opinione pubblica vibonese: a prendere carta e penna sono stati amministratori, politici, sindacalisti, rappresentanti delle associazioni, semplici cittadini. L’interesse è stato enorme, anche perché per poter utilizzare il Cdr l'azienda cementiera ha bisogno necessariamente dell'autorizzazione di Palazzo Luigi Razza. E l'attuale amministrazione di centrodestra sembra non scartare l'ipotesi di concederla. Tant’è che in merito sono state avviate delle trattative, peraltro mai chiuse, tra Comune e Italcementi. E nessuno sa a che punto stanno. Davanti a tutto ciò il fronte del no è stato maggiore rispetto a chi si è, invece, detto favorevole all'ipotesi di bruciare il cosiddetto combustibile alternativo nella vicina frazione. Poi sulla vicenda è sceso però lentamente il silenzio. Mail Pdci vibonese non ha dimenticato e non dimentica chi, come l’attuale governo della città, mettendoda parte la raccolta differenziata dei rifiuti «ha compiuto un disastro». E, dunque, ritorna a parlare di questa «grande idea rivoluzionaria quanto innovativa ed ecosostenibile che i nostri grandi amministratori stanno portando avanti per superare l'annoso problema dello smaltimento dei rifiuti», affermano con evidente ironia dalla segreteria politica del Pdci. Insomma, amministratori e politici locali «lo chiamano semplicemente Cdr ma è senza dubbio un modo per nasconderne il significato, per non spaventare i cittadini». Per il Pdci, quindi, bisognava insistere e portare avanti «la raccolta differenziata intrapresa, negli ultimi mesi di vita dall'amministrazione Sammarco, dall'unico assessore all'Ambiente che ha avuto qualche idea lungimirante, Enzo Insardà. Ma loro no - tuonano gli esponenti dei Comunisti italiani - se devono distruggere qualcosa lo fanno nel modo migliore. E quale modo migliore se non quello di creare un inceneritore per bruciare tutti i rifiuti fregandosene dell'ecologia? Così comela costruzione dell'enorme discarica a SanCalogero che fa venire un atroce dubbio: a cosa ed a chi serve questa mega discarica se la differenziata in alcuni paesi della nostra provincia e già bene avviata? È veroanche che negli ultimi mesi dell'amministrazione Sammarco il Comune ha perso i finanziamenti previsti dal Por Calabria Fesr 2007-2013, ma abbandonare il progetto della differenziata come ha fatto il nuovo sindaco Nicola D'Agostino è statoun vero delitto». La spazzatura, viene infatti ricordato dagli interessati, «ormai invade le strade e nessuno sembra essere in grado o avere il coraggio di assumersene la responsabilità. Il Comune ormai può solo stare a guardare, non ha infatti mezzi propri da poter utilizzare per sgombrare il territorio dai rifiuti». A giudizio dei rappresentanti dei Comunisti italiani, insomma,«se l’Italcementie il Comune continuano con questa idea scellerata di volere usare il Cdr come combustibile per lo stabilimento di Vibo Marina, si capisce bene che a subire i danni maggiori non sarà solo l'ecosistema, peraltro già traumatizzato con le acque del nostro mare inquinato, ma anche e in misura nettamente maggiorela salute dei cittadini. Ed inquesto viene anche da dire che magari se le Marinate fossero state meglio rappresentate nella giunta D'Agostino (con qualche assessore, magari anche l'undicesimo…) il problema sarebbe stato affrontato in maniera diversa e con più attenzione verso quel territorio». Detto in parole povere questo nuovo “inceneritore”, quando sarà in funzione «andrà a bruciare soprattutto plastiche in maggior parte derivate da petrolio, che sono quelle con più alto potere calorifico. Alle plastiche si aggiungono (peruna quantitàinferiore al50 percento in peso dell'intera ecoballa) gomme sintetiche, pneumatici (tritati finemente) e resine. Avendo cura naturalmente di ridurre la presenza di piombo, mercurio, vetri, inerti, materiale putrescibile e cloro (che è vietato per legge perché bruciarlo produce diossina). Il risultato che possiamo prevedere quindi - spiegano sempre gli iscritti al Pdci vibonese - è una miriade di particelle cancerogene letali per l'organismo umano che troveranno, nelle vie respiratorie dei cittadini di Vibo Marina e dintorni, l'habitat dove far danni. Come tutti ben sanno infatti, il cementificio è situato se non nel centro abitato poco al di fuori di esso. Ma la cosa che ci mette ansia è il dubbio che qualcosa di questo genere stia già avvenendo. Siamo sicuri - si chiedono preoccupati i comunisti vibonesi - che all'interno si bruci solo pet coke? E nel caso in cui l'Italcementi tiri fuori una minaccia del tipo “o facciamo così o chiudo”, cosa deciderà la nostra classe politica?». Non si sa. Ma nel frattempo, però, «la coerenza lascia spazio all'incoerenza ed è sollevata dal fatto che pochi mesi fa il Comune, tramite l'Eurocoop, consegnava a domicilio, almeno nella frazione Marina, i contenitori per la differenziata ed oggi invece parliamo di “inceneritori”. Ora, tralasciando che in molti casi i rifiuti una volta divisi dai cittadini vengono gettati tutti nelle stesse discariche, che destino avranno questi contenitori per i quali gli enti locali hanno speso fondi pubblici?», chiude con questo interrogativo il Pdci.
di Francesco Mobilio
da "Il Quotidiano" del 12/01/2011
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