sabato 6 settembre 2008

Quando il nuovo teatro comunale diventa davvero una farsa e nient’altro

SENTO ancora lo scroscio degli applausi. La gente in piedi (come mai accaduto in questa “nobile” città). E tanti bis che si levano dalla platea tra gli spettatori entusiasti. Ecco gli attori di nuovo sul palco, e poi dietro le quinte ed ancora fuori, con un lancio di fiori che quasi li sommerge. Ne scorgo i visi da lontano. Mi sembra quasi di conoscerli. Possibile? Mi domando. Tra i loro volti infatti ed incredibilmente noto il sindaco, gli assessori, consiglieri e tecnici comunali. Col sorriso sulle labbra per il successo inaspettato. Mai tanti consensi avevano avuto nel corso della loro esperienza politica ed amministrativa. Come attori, invece … Lo spettacolo, tratto da un racconto di fantasia, dal titolo “ Il nuovo teatro a Vibo Valentia”. Che magnifica trama. Tutto nasce dalla strampalata idea di un personaggio, senatore della Repubblica (Franco Bevilacqua, ndr), di realizzare un teatro a Vibo, come esiste nelle altre città calabresi, in ricordo dell'antica struttura demolita per volere dei politici di un tempo. Chi è? Mi domanda la dolce biondina dagli occhi verdi che mi accompagna. Quello lungo lungo con la camicia nera, le sussurro all'orecchio. Dodici miliardi di vecchie lire, era riuscito amandare, le spiego ancora. Ma sai cosa hanno fatto? Continuo ancora a spiegarle. Hanno progettato un'opera che costa tra volte di più. E vedi come la gente ride, le dico ancora guardandola negli occhi. Questi sì che sono bravi attori. Di una comicità inaudita. Ma lo spettacolo continua. Ecco in scena i proprietari del terreno da espropriare. Si rivolgono al Tar per chiedere, in via cautelare, la sospensione dell'opera. Ma i giudici respingono la loro istanza. Ed ecco il colpo di scena. L'opera non prende avvio ma si aspetta il nuovo ricorso. Un brivido, percorre la platea. Che suspence! Davanti a me uno spettatore, si alza in piedi, e grida. Bravi ! Bravi ! Poi, scoppia a ridere, si piega quasi in due. Solo il brusio della folla lo riesce poco dopo a zittire. Ecco il secondo atto. La scena si sposta a Roma. Siamo al Consiglio di Stato. La partita è difficile. Ma anche qui il Comune vince. Evviva, grida un anziano dai palchi. Ma il cantiere non si apre. Tutto è ancora fermo. Due cause vinte, senza utilità alcuna. La sospensiva negata dai giudici amministrativi viene gratuitamente concessa dagli amministratori in scena. Buu, buu, gridano dalla platea e dai palchi. E che vi siete difesi a fare? Protesta qualcuno. Per dare i soldi agli avvocati? Poi, quello davanti a me, riprende ancora a ridere. Stupidi! E' una farsa. E tutti a ridere di cuore. Si intristisce il viso della mia dolce biondina. Non lo faranno il teatro? Mi domanda. C'è una sola sola possibilità. Le rispondo. Accordarsi con i proprietari dell'area. Vedi quello lì, le dico. Quella persona bassina, con pochi capelli e gli occhialini. E' il loro avvocato. Nel mentre attenderanno la sentenza del Tar e del Consiglio di Stato, poiché non riusciranno ad avere in tempo i finanziamenti aggiuntivi, gli farà revocare il finanziamento. Ma non ti preoccupare, la tranquillizzo. Il teatro ce lo andremo a vedere altrove. Lo spettacolo finisce e la gente, in piedi, applaude. Ridono felici gli attori. Ridono per gioiama in realtà di loro stessi.

di Giuseppe Pasquino
da "Il Quotidiano della Calabria" del 06/09/2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

A Vibo Valentia non si paga il biglietto per andare a teatro...basta accendere la televisione e sincronizzarsi in una nota emittente locale, per vedere attori che rinnovano o rivisitano le loro battute pur arrivando allo stesso risultato o significato dei discorsi. La compagnia si chiama "tiramu a campà e insabbià".
A presto.