E' LA nuova modalità per le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, da precedere tuttavia dall'occupazione di sale consiliari e di giunta, senza che le forze dell'ordine intervengano per ristabilire ordine e legalità, mentre i sindacalisti discutono, contattano, perorano le cause dei loro assistiti a cui molto spesso sono legati da stretti o larghi vincoli di parentela od affinità, o di simpatia od affetto, magari anche extraconiugale. Se si occupa il Comune capoluogo si viene assunti all'Azienda sanitaria provinciale, mentre per l'assunzione in Provincia l'occupazione deve riguardare necessariamente la sede dell'Ente di contrada Bitonto ed il tetto da cui fare finta di buttarsi di sotto deve essere rigorosamente quello dello stesso palazzo, magari con ombrellone e sedia sdraio per godersi un po' di sole. Certo, ci deve essere prima l'amicizia col sindacalista o col politico, di destra o di sinistra poco importa, per qualche contratto a progetto, meglio se Co.co.co. Che poi la legge non preveda alcuna assunzione o l'organico dell'Ente sia già stracolmo di nullafacenti, poco importa. Le leggi si interpretano per gli amici e si applicano invece per tutti gli altri, senza che alcuno venga mai arrestato. Nessuno Per i poveri cristi ogni strada è invece chiusa. Nessuna speranza di essere assunti hanno, per esempio, coloro i quali hanno già superato un concorso bandito anni or sono. Delle carte di quelle prove sindacalisti e politici si sono serviti, infatti, per pulirsi la più "nobile" parte del corpo. E poi, diciamolo, quelli sui tetti sono dei disperati. Poverini. Hanno lavorato di proroga in proroga per anni, mandando avanti l'Ente spesso seduti sui gradini del palazzo, o stipati anche dieci in una stanza. Suvvia, un po' di pietà. Ma chi pensa, invece, a coloro che non hanno lavorato mai o a quei tanti che hanno lavorato e lavorano a tempo parziale per aziende private, ma in realtà a tempo pieno, per poche centinaia di euro al mese, pur sempre precari e con alle spalle una famiglia da mantenere. O che sono alla disperata ricerca di un posto qualsiasi, quasi sempre sfruttati, spesso rapidamente licenziati. O nei centri commerciali, o sui cantieri edili o in campagna. Ne conosco uno io. Fa il carpentiere quando trova lavoro, diversamente aiuta il padre a gestire il gregge in campagna. L'altro giorno tosava le pecore. Ha 25 anni e sta per sposarsi. La sua dignità non è minore dei tanti raccomandati di Stato. Anzi un esempio di cui la sinistra di un tempo avrebbe fatto tesoro. Un mio cliente, invece, dopo tre anni di carcere, è tornato in libertà. Ha moglie e tre figli da mantenere. E nessuna prospettiva per il futuro. Cosa hanno di meno di quei tanti sindacalizzati? E chi ha il padre in carcere o genitori anziani e malati. Chi ha studiato e può vantare lodi e master postuniversitari ? E' una autentica indecenza, una assurda vergogna che deve indignare tutti quanti, ma nello stesso tempo e finalmente spingere ad una decisa reazione. Contro i sindacati, contro la politica, contro l'illecito che diventa regola, nella omertà davvero mafiosa di chi dovrebbe far rispettare le regole. E dunque tutti sui tetti. Il diritto alla giustizia sociale si conquista anche con questo. Siano decine, centinaia a pretendere il loro sacrosanto diritto al lavoro. Sui tetti del potere. Per se stessi, per i loro figli, per i sacrifici sopportati nello studio. Io sarò con loro, sui tetti, per lottare per la dignità e la giustizia, per l'uguaglianza di tutti.
di Giuseppe Pasquino
da "Il Quotidiano della Calabria" del 29/06/2008
1 commento:
Per noi Giovani Disoccupati Vibonesi le osservazioni dell'avv. Pasquino sono sacrosante e legittime. Pasquino parla, a ragione, di clientelismo pre-elettorale. I precari “eccellenti” sono i figli del favore che prende il posto del diritto. Fare finta che sia tutto regolare, da parte loro, è una chiara dimostrazione di aver portato voti per essere ingaggiati dall'amico politico. I precari della Provincia di Vibo, accecati dalla possibilità di avere un posto fisso senza merito profuso, devono dire secondo quale diritto acquisito o grazie a quale legge speciale avrebbero “diritto” ad essere assunti. Tale preteso “diritto” al posto fisso è una sciagurata e vergognosa pretesa. E' chiaro che per loro, a questo punto della loro "carriera" di precari, qualsiasi discorso che porti avanti giustizia e ideali può benissimo andare in pappa a farsi benedire. Qui si tratta del loro immeritato posto fisso. Qui si tratta di adeguarsi al sistema dell'ingiustizia e della raccomandazione. In barba ai probi e a chi ha "solamente" studiato per tutta la vita, credendo che solo questo potesse bastare nel mondo del lavoro. Si domandino, i fortunati precari, perché i posti pubblici vengono assegnati senza concorso. Si domandino, i fortunati precari pubblici, come si può spiegare il famigerato “caso dell’eco-sportello” (cinque posti, cinque domande pervenute, cinque assunzioni in una terra col 30% di disoccupazione). Si domandino, i fortunati precari pubblici, sei i tra i 237 precari di Bruni almeno uno non sia un raccomandato politico. Lo sanno bene anche le pietre. Bruni è stato fatto fuori da Veltroni proprio per questo. Non si indignino i precari pubblici di fronte alla Verità, stiano in disparte e abbiano almeno la compiacenza di tacere. Che aspettino il miracolo del “posto regalato” in certosino silenzio e forse con qualche peso sulla coscienza. Loro sono quelli che saranno stabilizzati (noi speriamo di no), senza averne diritto. Loro saranno la dimostrazione che il favore qui a Vibo ha preso il posto del diritto. Faccia qualcosa il Presidente De Nisi per evitare che questo accada. Indìca concorsi pubblici dove per tutti ci siano le medesime condizioni di partenza. Senza spinte, senza vantaggi, senza scambio di favori. Solo mente e ingegno come uniche possibilità.
I Giovani Disoccupati Vibonesi
P.S.: Questo scritto è stato inviato anche al "Quotidiano della Calabria" in data 02/07/2008 e mai pubblicato.
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